Nel corso dell’attenta analisi che il Consiglio Comunale sta compiendo in queste settimane emerge sempre più in maniera incontrovertibile che il Piano di Assetto del Territorio di Venezia ha tra le sue peculiarità quella di tenere insieme sostenibilità ambientale e sviluppo urbanistico.

Dalla lettura delle relazioni tecniche e dallo studio degli elaborati grafici che compongono la corposa documentazione del PAT si può facilmente constatare che il futuro sviluppo del nostro comune consisterà per lo più nella riqualificazione e rigenerazione di quella che è definita la “città consolidata”. Infatti si tenterà di recuperare quelle zone già edificate che hanno perso la loro funzione originale o degradate dal punto di vista urbano. Chiaro esempio di questa impostazione sono alcune delle opere già oggetto di discussione o già approvate ultimamente come ad esempio la zona dell’ex ospedale Umberto I, Piazza Barche, l’ex deposito ACTV di via Torino. La rigenerazione della città esistente garantirà la salvaguardia di molta parte di territorio ad oggi non urbanizzato. E se è evidente che il processo di sviluppo urbanistico interesserà anche aree che non fanno parte della “città consolidata”, va altrettanto sottolineato che le aree soggette a nuova urbanizzazione rappresentano una percentuale esigua rispetto alla totalità del territorio. Infatti, nella Valutazione Ambientale Strategica (VAS), che ha come obiettivo principale quello di valutare gli effetti ambientali del piano, si vede che la quantità di superficie agricola che potrebbe essere trasformata ad altre destinazioni d’uso è pari a poco più di 60 ettari rispetto agli oltre 41.000 del territorio del Comune di Venezia.

A questi elementi caratterizzanti in senso sostenibile il PAT si aggiunge anche la precisa volontà di mantenere inalterata la cosiddetta green belt (cintura verde). Un inestimabile patrimonio naturale che partendo dal lato ovest (Trivignano e Santa Lucia di Tarù) percorre, avvolgendola, tutta la parte nord della terraferma veneziana fino ad arrivare alla gronda lagunare sul lato orientale (Campalto e Tessera) dove va a congiungersi con l’altro straordinario patrimonio che è Laguna di Venezia (la blue belt). L’indirizzo contenuto in questo nuovo strumento urbanistico prevede la conservazione di questa cintura verde, contenendo il più possibile ogni tipo di sviluppo urbanistico e, da questo punto di vista, forse ha fatto bene l’assessore alla mobilità Ugo Bergamo ad esternare la propria contrarietà alla possibile realizzazione di una strada che unisca il casello del passante, che a breve sarà realizzato a Martellago, alla zona dell’Ospedale dell’Angelo. Questa strada rappresenterebbe uno sfregio trasversale alla green belt e infatti nel PAT di Venezia questa ipotesi non è contemplata proprio per i danni ambientali che la sua messa in opera comporterebbe. Se questi sono gli obiettivi che il PAT si prefigge, desta molte perplessità un altro collegamento viario che invece è previsto. Osservando la cartografia si vede infatti il tracciato di una strada che taglia in senso longitudinale (da nord a sud) la fascia verde incrociando via Gatta, passando nel mezzo del Forte Mezzacapo e andando a finire sulla rotonda degli Arzeroni nei pressi dell’ospedale dell’Angelo. E’ del tutto chiaro che un’infrastruttura del genere causerebbe danni ambientali non di tanto inferiori alla bretella di collegamento tra il casello e la rotonda degli Arzeroni.

Per questo ritengo che se il Piano di Assetto del Territorio vuole difendere quest’area pregiata presente nel quadrante ovest della città, consolidando così la sua impronta sostenibile, deve considerare ugualmente pericoloso qualsiasi tipo di collegamento viario, si chiami questo Supercastellana o Terraglio Bis.

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2 pensiero su “UN PAT A SVILUPPO SOSTENIBILE”
  1. ma come? la strada che congiungerebbe il casello di Martellago e la rotonda degli Arzeroni sarebbe uno SFREGIO TRASVERSALE alla green belt?? ma se due settimane fa si diceva essere l’unico colelgamento di buon senso per evitare che trivignano sia sommerso dal traffico??

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