Le ultime elezioni europee hanno restituito una nuova geografia politica in Comune di Venezia:
dopo alcuni anni il Partito Democratico è tornato ad essere il primo partito della città e le forze
politiche, che siedono all’opposizione in Consiglio comunale, rappresentano oggi la maggioranza
dei cittadini veneziani.

Tutto ciò è frutto dell’affermazione dei partiti del centrosinistra in molti seggi del capoluogo
unitamente all’arretramento elettorale di tutte le forze del centrodestra rispetto alla consultazione
del 2022: Fratelli d’Italia ha perso più di cinquemila voti, la Lega Nord quattromila e Forza Italia
assieme a Noi moderati (la volta scorsa erano due liste distinte) segnano un meno tremila
preferenze.

Se è pur vero che ogni elezione fa storia a sé e che non sono sufficienti questi dati per
pronosticare l’esito delle prossime amministrative, affermare che l’esito del recente voto non avrà
alcun riflesso sugli equilibri politici, come stanno provando a fare in queste ore il sindaco Brugnaro
e la sua maggioranza, è certamente negazione della verità e sintomo di superficialità.

La stessa superficialità che ha portato a produrre un atto, quello per l’istituzione del contributo
d’imbarco aeroportuale, carente di istruttoria e motivazione, rendendolo nullo e consegnando ad
Enrico Marchi la vittoria nei confronti di Brugnaro, in uno scontro che da mesi vede contrapposti
Aeroporto Marco Polo e Comune di Venezia.

E dunque una scarsa capacità di approfondimento dei problemi che non permette
all’amministrazione Brugnaro di capire come affrontare il tema del sovraffollamento turistico e della
residenza nella città insulare e la questione della sicurezza in terraferma. L’affermazione del
centrosinistra è arrivata grazie soprattutto al risultato ottenuto nella Municipalità di Venezia e in
quelli di Mestre Centro, ma molteplici sono le situazioni nelle periferie del comune che la giunta
non affronta e che emergono dall’analisi dei dati usciti dalle cabine elettorali: un esempio su tutti,
nel seggio di Malcontenta, la zona degli inceneritori, si è registrata una pesante sconfitta per il
centrodestra.

Per comprendere infine come non risponda al vero affermare che elezioni di carattere politico,
come lo sono le europee, non possano influenzare dinamiche amministrative basta vedere cosa è
successo a Venezia a seguito delle politiche del 2022: da allora, Fratelli d’Italia non ha mancato di
far pesare il fatto di essere diventato partito egemone del centrodestra a Venezia e in Veneto,
anche in ragione della batosta subita dal partito del sindaco, pretendendo maggior coinvolgimento
nelle scelte amministrative e avanzando un diritto di prelazione sia sul candidato sindaco del
capoluogo che sul candidato presidente di regione. Senza contare che l’aumento dei consensi ha
aumentato di pari passo l’attrattività, all’interno del centrodestra, del partito della Presidente del
Consiglio, tanto da raddoppiare in poco tempo il numero dei componenti del gruppo in Consiglio
comunale e costringere il sindaco a rilasciare nuove deleghe ad alcuni consiglieri per arginare
nuove adesioni a Fratelli d’Italia.

La modifica della geografia politica in Comune di Venezia non è certo sufficiente per ipotizzare la
vittoria del centrosinistra alle prossime amministrative ma è sicuramente un punto fondamentale
dal quale partire per costruire la proposta da presentare alla prossima scadenza. Il Partito Democratico, il maggior
partito del centrosinistra, senza perdere ulteriore tempo deve iniziare a lavorare con il resto del
centrosinistra e le tante realtà civiche presenti nella nostra città per creare fin da subito il comitato
per l’alternativa credibile e vincente. Alle prossime elezioni amministrative sarà necessario
confermare la stessa forza e coesione messa in campo per le elezioni europee. Solo mettendo da
parte i vari destini personali sarà possibile far fruttare a Venezia i semi intravisti nella recente
consultazione.

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