L’europeismo è sempre stato tra gli attributi di posizione riconosciuti da tutti come appartenenti all’Italia, principalmente grazie all’impegno che importanti uomini politici, nel corso degli anni, hanno riversato nel progetto dell’Europa unita. I valori che hanno mosso uomini come Alcide De Gasperi ed Altiero Spinelli, oggi sembrano trovare casa solo tra le fila del centro sinistra, soprattutto a causa del continuo imputare, da parte della destra italiana, ogni responsabilità del sorgere dei problemi economico finanziari del nostro Paese, all’Europa ed in particolare all’euro. L’europeismo non può essere un argomento di divisione politica come invece accade da 15 anni; l’Europa deve continuare ad essere l’orizzonte comune per affrontare le sfide che il nuovo contesto globalizzato ci pone davanti.
La lettura che viene data alle elezioni europee aggrava ancora di più questo stato di cose, vengono infatti erroneamente considerate una competizione utile solamente a verificare il gradimento dei partiti nazionali i quali non si preoccupano di fare una campagna elettorale affrontando questioni e problemi di levatura sovranazionale, ma si limitano allo scontro su temi di attualità politica italiana. Ad avvalorare la tesi dello scarso interesse per l’Europa, ci sono poi le candidature: è stato candidato solo chi, in ragione della propria notorietà, può portare più voti possibili alla lista, a prescindere da questioni di incompatibilità (e di competenza) con il mandato di parlamentare europeo. Emblematico è il caso del Presidente del Consiglio (nulla di nuovo sotto il sole) che è candidato come capolista in tutte le circoscrizioni, avendo come solo e unico scopo quello di ottenere un plebiscito utile per la sua definitiva consacrazione. Se non altro, per quanto riguarda le proprie liste, il Partito Democratico ha deciso di non candidare nessuno che sia incompatibile con il ruolo di parlamentare europeo. Speriamo che coerenza e correttezza vengano premiate!