Il 30 novembre 1981 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione 36/67, istituì la Giornata Internazioanle della Pace. L’Assemblea dichiarò che il Giorno sarebbe stato osservato come un giorno di pace e di non-violenza, e volse un invito a tutte le nazioni e persone a cessare le ostilità durante il giorno. A partire dal 2002, la Giornata Internazionale della Pace è celebrata il 21 settembre di ogni anno, diventando il giorno del Cessate il fuoco.
Oggi è anche il giorno dei funerali dei sei paracadutisti caduti a Kabul.
E’ a prima vista evidente lo stridente contrasto tra il giorno che l’ONU ha voluto dedicare alla pace e gli effetti nefasti della violenza che si sta consumando in Afghanistan. In realtà, quegli uomini sono morti proprio per riuscire ad affermare definitivamente il cessate il fuoco in quelle regioni del mondo, ma soprattutto per proteggere il resto del pianeta dalla recrudescenza del terrorismo. L’11 settembre è lontano e stiamo dimenticando il senso della presenza europea in quel teatro. Come afferma Angelo Panebianco sul Corriere di oggi, “va urgentemente (ri) spiegato alle opinioni pubbliche che una vittoria talebana a Kabul destabilizzerebbe il Pakistan, e il fondamentalismo islamico tornerebbe a galvanizzarsi ovunque (anche in Europa). E’ per evitare che i kamikaze si mettano all’opera qui da noi che siamo in Afghanistan”.
Per questi motivi la Giornata Internazionale della Pace e la morte dei soldati italiani non sono in contraddizione, la loro missione era far cessare il fuoco, ritirarsi ora renderebbe vano il loro sacrificio.